L’utilizzo della parrucca può essere datato già ai tempi degli antichi egizi, e nel tempo il suo uso è stato identificato in modo diverso dipendentemente dall’epoca e dalla situazione in cui veniva indossata. Se da un punto di vista prettamente culturale nell’antichità (come, ad esempio, nella Francia di Luigi XIII) era segno di posizione sociale, in altri ambiti (come invece nel mondo dello spettacolo) era protagonista di diverse rappresentazioni teatrali. I latini ne diventarono frequenti utilizzatori per creare maggiore interesse nel pubblico, creando situazioni surreali che potessero richiamare i miti e le leggende decantate dagli Aedi (cioè i cantastorie del periodo). Quindi, potremmo affermare, che già dagli albori la parrucca era un vero è proprio simbolo. 

Interessante, tra l’altro, era il significato ad essa affibbiato negli spettacoli dell’antica Roma. Le acconciature venivano portate, distinguendole per generi, al fine di creare una classificazione dei personaggi. Difatti, sulla scena, gli attori le indossavano (addizionandole alle maschere) di modo che gli spettatori potessero riconoscerne immediatamente le parti: il vecchio, il giovane innamorato, il soldato fanfarone, la matrona e così via. Oltre ciò molto particolare è il riferimento che nel teatro arcaico si era instaurato in relazione al colore della parrucca utilizzata. Principalmente il rosso era simbolo di schiavitù, ma (d’altro canto) i tre colori più visti rimanevano comunque il bianco, il nero ed (ancora) il rosso così da poter etichettare le tre età della vita.
Oggigiorno questa tradizione è permeata nel tempo e tutt’ora, nelle rappresentazioni romane, c’è ancora un forte richiamo a questi antichi usi.